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La cattura

<< Mi hanno fatto smontare e camminare a piedi per un bel po', ricordo che a un certo punto abbiamo fatto una salita un po' aspra, avevo una maschera impermeabile, forse il pezzo di un vecchio cappotto, di quelli impigati", quelli che portano i pastori, non si respirava. Piero ha detto: aperte " io qui non ce la faccio più, non respiro..." Si attacchi alla Mitra!" Al mitra... e mi sono attaccato, alla canna del fucile! Ero molto spaventato... Si sente un qualcosa, come se si dovesse avere una scarica di diarrea, senti la contrazione, non riesco a spiegarlo bene, come se te la dovessi fare addosso tutta di un colpo; ma invece no... Non avviene, per fortuna!>>

<< Eravamo sotto casa, stavo giocando in bicicletta con degli amici. Ho visto arrivare una macchina a forte velocità, con quattro persone a bordo, uno di loro è sceso, mi ha strappato dalla bici e mi ha caricato in macchina. >>

<< Un forte choc, è stato come trovarsi davanti alla propria morte. >>

<< Eravamo sotto casa, stavo giocando in bicicletta con degli amici. Ho visto arrivare una macchina a forte velocità, con quattro persone a bordo, uno di loro è sceso, mi ha strappato dalla bici e mi ha caricato in macchina. >>

<< Ricordo di di avere attraversato la strada per Oliena. La prima notte ci siamo fermati in una altura, superando ovili superando case con luci... I cani abbaiavano, ma intorno tutto era silenzio, tranne questa processione che andava avanti. Abbiamo sostato in diversi punti perchè io non ce la facevo. L'indomani, quasi all'alba mi hanno fatto fare un'altra marcia verso l'alto e da lì potevo ancora vedere Oliena e Nuoro. C'era un elicottero che volava, mi passava sopra, ma io ero sotto una macchia di lentischi, ed ero lì, mi avevano minacciato di non muovermi... E si sta buoni e tranquilli. Tutto il giorno l'abbiamo passato lì, poi la notte si riprendeva la marcia a piedi ... Camminare, camminare senza sosta, sempre a piedi... Senza sosta, finchè non siamo arrivati in una località da cui l'indomani sono partita sul dorso di un asino. Da allora mi hanno messo una specie di benda e abbiamo continuato così per 17 giorni. Cambiavamo spesso grotte; io dormivo sopra una pelle di pecora, coperta con stracci, mangiando quello che si poteva, quello che passava il convento: pane, formaggio, prosciutto, una sola volta abbiamo portato della carne e basta. >>

<< Se avessi dato retta a qualche consiglio di un amico... Io sono cresciuto insieme a (...), uno che per tanti anni è stato il tuttofare dell'Aga Khan, veniva armato con due pistolone e mi diceva: " ma sei matto! Non ti sei armato ancora! E se ti prendono..." "E se mi prendono voglio salvare la pelle almeno, se tiro fuori la pistola è finita!" Eppure se fossi stato di quelli, come ne conosco, che vivono così... Non è vita a quella, si è sempre sul chi vive; ma se fosse stato uno di quelli, prendo la pistola, uscendo dalla macchina, mi viene uno "pum", gli sparo addosso. Ho compiuto 50 anni insieme a loro (ai banditi-ndr), abbastanza di nascosto, naturalmente, perché le cose mie... Ho un carattere per cui non do molta confidenza, soprattutto a dei banditi. Quando mi chiedevano: " Ci racconti qualche barzelletta ", io ero inorridito : " Siete pazzi? Voi non siete amici miei, le barzellette le racconto con gli amici " " Ce le racconti, è Natale adesso... ". Figurati quanto son felice di raccontare la barzelletta ai miei banditi, a quelli che mi tengono legato a catena. >>

<< Quando sono andati a prendere la loro macchina non riuscivano a uscire, dalla paura gli si spegneva il motore in continuazione. Poi i cani lupo abbaiavano, la donna purtroppo li aveva chiusi dall'altra parte, anche loro mi dicevano: " Ma mordono?, Eh, certo che mordono! " Dalla paura non riuscivano ad uscire. >>

<< Quando ho messo in moto la motopompa ho guardato dentro al pozzo per vedere se stava tirando, ho fatto questo movimento e mi sono sentito toccare le spalle da una parte e dall'altra contemporaneamente, mi giro e vedo questi due mascherati e con la canna di un fucile. Però avevano una paura matta, non sono riusciti a legarmi le mani dietro, tremavano come foglie. Uno addirittura ha lasciato anche il fucile per terra, lo avrei potuto prendere ma è sempre un rischio, meglio di no, poteva andarmi bene come poteva andarmi male, anche perché i due erano venuti a prendere me e due avevano legato mia sorella nella casa. Mi hanno subito incappucciato. A me non sembrava vero, pensavo che avessero sbagliato, stavo ancora pagando il mutuo, non è che avessi possibilità. >>

<< Dopo la paura iniziale e, sembrerà strano, soprattutto perché avevo 18 anni, ho capito che non dovevo rompere le balle, dovevo comportarmi non bene ma benissimo, cioè non innervosirli, per cui sono stata più che brava. >>

<< Hanno aperto lo sportello posteriore della macchina, sono saltati da dietro e mi hanno messo una cordicella al collo, per strozzarmi. Quando mi sono risvegliato ho capito che mi trovavo all'interno di un'altra macchina. Quando ci siamo fermati mi hanno bendato tutto quanto a cerotti e me li sono portati dietro per tre mesi, sempre gli stessi, mi hanno semplicemente aggiunto di tanto in tanto, quando avevano qualche sospetto che potessi vedere la luce, degli altri pezzi.>>

<< Mi hanno messo un cappuccio, dopo mi hanno bendato, mi hanno messo cotone e Leucoplasto intorno, nelle orecchie sego riscaldato, e il cappuccio di orbace doppio, sempre, questo sempre... Me lo toglievano solo per scrivere le lettere.>>

<< Siamo arrivati dopo neanche un'ora nel punto in cui c' era il latitante, lui ha aperto lo sportello e mi ha toccato perché voleva tirarmi fuori: siccome io avevo la gonna, come ha sentito la gamba liscia ha detto: " Cosa mi avete portato? ", un po' alterato. Poi si sono appartati e loro gli avranno spiegato la situazione. Il sequestratore mi ha preso e mi ha detto: " Signora, venga ". Quando io ho sentito questa voce calma o pensato che si trattasse di una persona " normale " che mi doveva liberare, non so perché ho pensato così, e gli ho detto: " Guardi, queste persone mi hanno fatto del male, mi aiuti lei..." " Venga, venga signora "; e mi ha fatto sedere da una parte. >>

<< Ci siamo messi a cenare, abbiamo sentito i cani abbaiare. I banditi ci aspettavano proprio sulla porta. I vicini di casa mi hanno sentito urlare, ma non si sono preoccupati; nel mese di Agosto, puoi immaginare, con le finestre aperte, spalancate... (...). Sono stato vigile sino all'ultimo, stavo attento a tutti i particolari, mi è successa però una cosa. Dopo la liberazione la mia mentre cercava di dimenticare tutto e ho dovuto scrivere alcune cose che già stavo dimenticando. Però durante la prigionia io ero sempre presente, nella mia mente: il primo giorno è successo questo, il secondo giorno quest'altro... Percepivo il senso della luce, quindi una volta che ho stabilito che quello era Est, quell'altro Ovest, quell' altro ancora Sud, pressappoco sapevo che ora era. Adesso sto pensando a questa povera ragazza, così giovane... (all'epoca dell'intervista è in corso il sequestro Melis - ndr). Si rivive di nuovo tutto e poi solo chi lo prova sa veramente che cos'è un sequestro. Le sofferenze fisiche sono niente in confronto alle altre.>>

<< Tra l'altro io il momento del sequestro non lo ricordo con paura, ero talmente spaventato che me lo sono dimenticato, ne parlo come se fosse una cosa è successa qualcun altro, non mi fa nessun effetto. (...) Ho chiesto a qualcuno se mi aiutava a pulirmi la bocca perché non riuscivo a respirare a causa del sangue e questa persona mi ha risposto: " Sangue ? Perchè sangue ? " Sentivo che parlavano, che dicevano: " Non doveva succedere ", qualche parolaccia, qualche imprecazione: " Adesso gli rimane il segno... Ogni volta che si guarda allo specchio si ricorda di questa cosa, non doveva succedere, non doveva capitare ". Poi ti viene il dubbio; lo dicevano perché lo stavano pensando ho lo dicevano per farmelo sentire ? Almeno per una ventina di giorni tutte le mattine e tutte le sere acqua ossigenata, medicazioni, eccetera. Questo mi ha un po' tranquillizzato perché in fondo mi sono detto: se sono preoccupati per un taglietto, che tra l'altro non mi faceva male... Se si preoccupano per un taglio evidentemente non hanno intenzione di farmi fuori. (...). Mi hanno detto: " Qui c'è un sacco a pelo " e me l'hanno fatto toccare perché io non vedevo niente, però poi mi hanno detto: " Non entrare nel sacco a pelo con le scarpe perché poi si rovina! " Non mi ricordo se la notte ho più usato il sacco a pelo, sono rimasto lì in ginocchio, su questo materasso...>>

<< A un certo punto uno dice: " Ma si è accorto lei che questo è un sequestro? " " Eccome se me ne sono accorto!..." "Be', e allora lei quanto è disposto a dare? " " Ma mi fate queste domande adesso, in questi momenti..." " Sì, lei lo deve dire! " "Questo lo potranno dire i miei, non io adesso, in queste condizioni..." "No, lo deve dire lei !" "Saranno 600, 700 milioni..." "Cammini, cammini..." Mi hanno chiesto 5 miliardi... >>


Racconti di Sequestrati per la tesi di Laurea di Maria Grazia Putzolu, svolta sotto la guida dell' antropologa Gabriella Mondardini.

Pubblicati sul Quotidiano LA NUOVA SARDEGNA di Mercoledì, 26 aprile 2000.

Articoli di Piero Mannironi e Pier Luigi Rubattu.



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