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Le Storie

La paura

<< La pistola sotto il bancone

La paura di essere sequestrato

" Se ha intenzione di scrivere il mio nome non le dirò una parola ". Una volta ottenuto l'impegno sul rispetto dell'anonimato, le parole del commerciante nuorese arrivano. E sono pesanti: " Qui siamo tutti armatissimi. Qualunque imprenditore ha la pistola. Da sempre. Ne conosco decine ". Lui stesso ha il porto di pistola. L' ha preso vent'anni fa e non se n'è mai pentito." Ha ha mai pensato che una volta o l'altra potrebbe trovarsi nelle condizioni di doverlo usare davvero ?" " Mah, il fatto di essere armati dà solo un senso di sicurezza in più. E una questione psicologica ". Paura delle rapine? " Quella c'è sicuramente. Il capitale dei commercianti è la merce che tengono in negozio. Oggi ci sono le assicurazioni, quindi si anche più protetti di un tempo, è d'altro canto rispetto agli anni scorsi da un po' di tempo la situazione si è fatta più serena. Ma è anche vero che a Nuoro si investe molto poco i sistemi antifurto: in Italia è stato calcolato una spesa di 20.000 lire pro capite, pochissimo rispetto all'Europa. Credo che a Nuoro siamo intorno alla media nazionale ". E quindi contro eventuali rapinatori, ci si arma... " Ma guardi che chi ha una pistola, in città, non sono soli commercianti. Sono armati anche medici, avvocati, insomma tutte le persone di una certa levatura sociale. Sociale, badi bene non economica: perché il vero problema qui, è la paura di sequestri di persona. Si teme più di esser sequestrati che di subire una rapina. Per questo non siamo solo noi commercianti ad armarci".>>

(
Dal quotidiano L' UNIONE SARDA di Venerdì 17 Marzo 2000, cronaca di Nuoro, intervista di Marco Noce)

Fiaccola

Le condizioni

<<... 12. La liberazione


Condizione per il rilascio dell'ostaggio è il pagamento del riscatto.

Se ciò non avviene l'ostaggio viene ucciso.

Succede anche che i familiari paghino ma che il sequestrato non faccia ritorno, come nel caso dell'ingegnere Giancarlo Bussi (ottobre 1978).

Non è da escludere che la vittima possa perdere la vita a causa di una dura prigionia o perché durante la prigionia ha strappato la maschera ad un sequestratore, riconoscendo o mettendosi in condizioni di poterlo eventualmente riconoscere. Vedere il volto di un componente della banda o comunque riconoscerlo comporta in genere la morte dell'ostaggio.

Su 105 sequestri studiati in questo lavoro risultano "disperse " 20 persone.

La banda, ottenuto il riscatto, libera l'ostaggio portandolo lontano dal rifugio in cui è stato custodito per depistare le indagini degli inquirenti. La sua liberazione avviene di notte in aperta campagna per consentire alla banda di allontanarsi facilmente. Infatti l'ostaggio riuscirà a ritrovare l'orientamento solo alle prime luci del mattino, quando potrà portarsi sulla strada dove con l'aiuto di qualche passante verrà condotto alla più vicina caserma.

La località del rilascio è generalmente nella provincia di Nuoro. Ciò sembra testimoniare che la natura di queste zone, particolarmente impervie, facilita la pratica del crimine o, comunque, delle sue fasi finali... >>

(
Dal libro IL SEQUESTRO DI PERSONA IN SARDEGNA di Sebastiano Lai )

Il sequestrato

<<...Antonio Sacchi, Nuorese, primo valorizzatore del monte Ortobene con il suo " antico" ristorante, è ritornato dai lunghi mesi di prigionia in grotta quasi cieco. Una mattina, poche settimane dopo la liberazione, l' ho visto annaspare, con grandi occhiali neri sugli occhi, mentre entrava in un negozio di Nuoro. Mi disse: " non ci vedo. È una cecità di cui non riesco a liberarmi. Forse passerà, ma la tremenda sensazione del buio mi resterà per sempre". È ritornato al lavoro del suo ristorante-albergo sull' Ortobene, lui, pioniere del turismo, amico del monte, della natura, della gente. Ma del vecchio "Antoneddu" non c'è più il sorriso. I banditi lo avevano rapito mentre era immerso nel suo svago preferito: girare per i campi alla ricerca di funghi prima di dare un'occhiata alla sua Vigna nella superba vallata di Oliena. La sua prigionia fu come ovattata da inquietanti silenzi e la sua liberazione fu accolta come un segno di fiducia: nessun silenzio, sia pure interminabile, può indurre al pessimismo. Forse da allora ci si è rassegnati alle prigionie sempre più lunghe degli ostaggi e ci si è abituati a non perdere la speranza del loro ritorno... >>


(Dal libro SEQUESTRI di Gianni Pititu.)

Il processo

<<" Tutto quello che si immagina è reale. Di reale non c'è che l'immaginazione".
...Il processo: è quanto di più umiliante e sconcertante uno possa sopportare. Prima di varcare la porta di quell'aula una persona deve lasciare fuori dignità, ritegno e buonsenso e, caricata tutta l'adrenalina possibile su quella parte di " homo homini lupus" in suo possesso, entrare in quell' arena piena di avvoltoi...(omissis)

... In tribunale, su ordine del Presidente, viene portato un pacco Super sigillato di estenuante e laboriosa apertura:

  • PRESIDENTE:" Signor Murgia, riconosce in questa bottiglia e quella da lei individuata dentro la casa sopra il covo ad Austis?
  • MURGIA: "No, signor presidente, quella era vuota, questa è piena ".


Gesù, figlio di Dio, cambiò, alle nozze di Cana, l'acqua in vino. Nel XX secolo un Padreterno ha cambiato l'aria in birra. È molto importante, per avallare il mio racconto, provare l'esistenza di un somaro nei pressi dell'azienda di " Monte Mannu " ad Austis in quanto affermo d'aver sentito per ben due volte il raglio del medesimo quadrupede in tempi ben distinti. Ad Austis gli inquirenti non trovarono tracce di somari se non uno appartenente ad un certo Pi... Che nel frattempo era morto. In tribunale viene convocato un eventuale testimone:

  • P.M." Che fine ha fatto l'asino? "
  • TESTE:" Non lo so. So solo che dopo che è morto l'anno venduto "
  • P.M.: " Allora,... Quando sarebbe morto quest'asino? " (risata generale... Pubblico compreso)
  • P.M.:" Ah! Scusatemi. Avevo capito che era morto l'asino ".


Eravamo ormai al terzultimo giorno del processo. Durante una pausa, nell'androne del tribunale, mossi delle obiezioni al magistrato riguardo alle ricerche sul somaro. Dissi:" Non solo esiste, ma addirittura ne risulta proprietario uno degli imputati ".

  • P.M.:(visibilmente contrariato) " È lei come fa a saperlo!! "
  • MURGIA:" Ho avuto la geniale idea di telefonare ad una amico che ha controllato all'anagrafe ".
  • P. M.:" Mi sta prendendo in giro? "
  • MURGIA:" Mi scusi. Ma allora lei ignora davvero che in Sardegna è obbligatorio registrare anche somari. Ha mai sentito parlare di UFFICIO ABIGEATO? ".


In cinque anni di profonde indagini, niente. Trascorsa mezza mattina, una notte, Voi non ci crederete, l'indomani mattina in tribunale comparve all'improvviso la prova dell'esistenza non di uno, bensì di due somari...>>

(
dal libro Sona ca ti sonu di Gianni Murgia)

Portone

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